Quando qui era tutta campagna

Ogni tanto leggo il blog del signor Stilita Colombino, che ammiro e rispetto e che deve avere avere più o meno l'età di mio padre (forse qualche anno di meno, ma non molti).

Sono perlopiù d'accordo con quanto scrive, però ogni tanto si lascia andare a questa glorificazione della sua generazione (dei baby boomer), la quale a suo dire è stata "indubbiamente fortunata ma anche preparata, generosa, intraprendente, intelligente, ottimista, curiosa, innovativa e colta", per poi lanciarsi in post come "Generazione “M”. Come “Millennials”? No, come “Merde”".

Lungi da me difendere i miei coetanei connazionali, tra i quali mi sono spesso sentito fuori posto (ma ho anche ovviamente molti cari amici). Lungi da me addentrarmi in discorsi sul debito pubblico, euro e globalizzazione che non sono onestamente in grado di sostenere.

Tuttavia sorrido in quella manifestazione di senilità antica come il mondo ("O tempora, o mores") che è il biasimo dei giovani, giovani i quali, a onor di logica, sono stati formati proprio da quella generazione molto colta, ma forse non adatta a creare degni eredi a cui passare il testimone.(1) Gli ormai non più giovani, me incluso, sono stati abituati a credere per un largo pezzo della loro vita che tutto si sarebbe sistemato da sé, e che sarebbe bastato prendere il pezzettino di carta per trovare il lavoro della propria vita bellissimissimo. Chi ha messo loro in testa queste idee? I sospetti puntano proprio su quella coltissima e bellissima generazione. Nel frattempo i non più giovani a partire dai 23-30 anni (a seconda della durata degli studi) si sono scontrati con l'amara realtà e hanno maledetto gli anni persi a dare ascolto alle favole. La stanno pagando e si devono sorbire pure queste prediche. Del resto così gira il mondo, anche noi scommetto romperemo i coglioni ai nostri figli e loro ai nostri nipoti e così via finché l'essere umano sopravviverà nell'Universo.

Mi sembra un po' come quando sento la gente lamentarsi dei giovani sempre attaccati al cellulare, come si lamentavano 20 anni fa che i giovani stavano attaccati alla Playstation, come si lamentavano 30 anni fa che i giovani stavano attaccati all'Amiga. Io ho questa bizzarra idea che la superiorità di chi non ha sperimentato certe cose in gioventù sia illusoria: è molto facile resistere a "tentazioni" (se di tentazioni vogliamo parlare) inesistenti. Insomma, non ci voleva molto negli anni 80 a non stare attaccati allo smartphone, dato che non esistevano. (2)

Stessa cosa per questa generazione "preparata, generosa, intraprendente, intelligente, ottimista, curiosa, innovativa e colta", che nel mio forse deterministico modo di vedere le cose non poteva che essere così, perché si è trovata nel posto e nel momento giusto, in cima all'economia mondiale quando la Cina aveva le pezze al culo e a contatto con il mondo esterno quanto bastava per schiarirsi le idee senza confondersele nella cacofonia internettiana. Inoltre ha avuto maestri che forse noi "boveri billennials" non ci siamo potuti permettere, gente che spesso aveva fatto la fame e la guerra e aveva poi assistito alla successiva rinascita.

Ergo non esiste nulla di magico in quella "fantastica generazione" e nulla di inerentemente degenere nei "merdosi Millenials" e se il signor Stilita fosse nato negli anni Ottanta forse starebbe scrivendo un post come questo.

(1) Una delle ragioni per cui non riesco proprio ad ammirare Marco Aurelio come autore stoico. Cosa vuoi imparare da uno che ha lasciato l'impero Romano nelle mani di Commodo?

(2) Personalmente ringrazio il cielo di non aver avuto Facebook da giovane e di aver così evitato molteplici fonti di imbarazzo nella mia vita adulta.